mercoledì 15 giugno 2011

Esame di Stato Roma III prova


GIUGNO 2002

L è una giovane donna di 30 anni. Figlia unica, ha avuto un’infanzia priva di eventi macrotraumatici, ma connotata da un clima molto conflittuale tra i genitori, che si sono separati quando L aveva 8 anni. Il padre viene descritto dalla paziente come “sfuocato” e debole. La madre ha sempre avuto una modalità di relazione con la figlia molto “operativa”, orientata più all’investimento narcisistico che alla reciprocità. All’età di 18 anni, L ha lasciato la casa materna iniziando una vita “on the road”, con esperienze di droghe leggere e pesanti e condotte sul filo dell’antisocialità. In questo periodo ha numerose esperienze affettive e sessuali, tumultuose e in rapida alternanza tra i 18 e i 24 anni L si sottopone a tre interruzioni volontarie di gravidanza. Attorno ai 25 anni inizia una relazione con un uomo che ha con lei un comportamento violento e maltrattante. A 28 anni inizia un lavoro come segretaria d’azienda, che conduce con discreto successo e soddisfazione economica. Riduce ma non interrompe l’uso delle droghe. Si rivolge allo psicologo di un Centro di Salute Mentale perché “non ce la fa a interrompere la relazione con il suo compagno”, diventata per lei ormai “troppo dolorosa”, e perché “vuole ricucire il rapporto con i genitori”. Inoltre è spaventata dalla tendenza, negli ultimi tempi, ad aumentare l’assunzione di eroina.
Al candidato si chiede di indicare, in un elaborato non superiore alle due pagine:
a)      Come procederebbe nella consultazione (specificare i principali aspetti del funzionamento psichico e relazionale da approfondire e le eventuali indagini testali da proporre e perché);
b)      Quali ipotesi diagnostiche prenderebbe in considerazione (specificare il sistema diagnostico e/o il modello teorico di riferimento e fornire alcuni elementi di diagnostica differenziale);
c)      Quali ipotesi di intervento penserebbe di impostare.


GIUGNO 2003

A. è una donna di 36 anni che si presenta alla consultazione dello psicologo su indicazione di una sua amica che glielo ha raccomandato definendolo un professionista serio e preparato.
Si presenta molto curata nell'aspetto ed esordisce nell'affermare la sua sfiducia nella psicologia. Vorrebbe però essere aiutata a risolvere il suo problema, magari sottoponendosi e delle sedute di rilassamento di cui l'amica le ha tanto parlato. Parla a voce bassa, quasi scandendo e selezionando con cura le parole che usa. E' molto esigente con sé stessa, da sempre preoccupata di come può apparire agli altri, da cui si sente spesso giudicata negativamente.
Svolge il lavoro di giornalista da 10 anni ma si dichiara insoddisfatta a causa dell'ambiente del giornale. In particolare ha un pessimo rapporto sia con il proprio capo che con i colleghi, in quanto, a suo dire, non le riconoscono lo spazio che ritiene di meritare. Il motivo della consultazione psicologica sono dei frequenti mal di testa di cui soffre da nove anni. Il dolore è associato ad una perdita della sensibilità agli arti superiori e risulta resistente a qualsiasi trattamento farmacologico. A. si sente disperata per il persistere della sua "malattia" che la costringe a "non vivere" per giorni interi finche perdura l'attacco e durante i quali si chiude nella sua stanza, impossibilitata a svolgere ogni tipo di attività. A. è la seconda di tre figli, ha una sorella maggiore di due anni, con la quale riferisce di avere da sempre un pessimo rapporto ed un fratello più piccolo di otto anni che dice di amare moltissimo "come se fosse un figlio". Ha sempre avuto difficoltà di relazione con la madre che definisce "possessiva e invadente", più con lei che con i fratelli. Il padre definito "meraviglioso" ma purtroppo " assente e sempre concentrato sui propri problemi". Nel passato ha avuto tre storie affettive "importanti" ma fallite, così che non ha potuto coronare il suo sogno di avere un figlio.

Sulla base dei dati forniti, il candidato indichi in maniera sintetica:
a)      Quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi fatta
b)      Di quali altri dati ha bisogno per una diagnosi differenziale
c)      Di quali strumenti psicodiagnostici si avvarrebbe
d)      Quali indagini, consulenze specialistiche o altro richiederebbe alla persona e perché
e)      Se ritiene necessario un trattamento psicoterapeutico o altro.

In caso di indicazione di psicoterapia specificare il tipo di orientamento, obiettivi, setting. Chiarire le motivazioni della scelta fatta. Eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare. I candidati sono invitati ad indicare la lettera di risposta per ciascun punto mantenendo l'ordine dato.


NOVEMBRE 2003

P. è un uomo di 38 anni che giunge alla consultazione dello psicologo in uno stato di profonda prostrazione psicologica anche se l'aspetto fisico è abbastanza ben curato.
P. fa molta fatica ad esprimersi ed, infatti, il colloquio inizia con un silenzio interrotto poi dallo psicologo che gli domanda se desidera dire qualcosa. Con fatica e un po' alla volta P. comincia a dire che si sente molto giù da quasi due mesi e che ormai non riesce ad avere alcun interesse per tutto quello che, invece fino ad ora, di fatto rappresentava la sua vita.
P. riferisce di convivere, da 10 anni, cioè da quando è nata sua figlia, con una persona carina ed intelligente con cui va abbastanza d'accordo e di essere molto attaccato alle "due donne della sua vita" anche se ora preferirebbe quasi non farsi vedere più da loro per evitare che scoprano come lui è ridotto. Il soggetto sostiene che anche nel lavoro, dice di essere un muratore che è poi diventato un piccolo imprenditore, le cose vanno molto male perché "mi rendo conto di avere fatto degli investimenti troppo azzardati e di essermi comprato una casa forse troppo grande, insomma sono pieno di debiti e ora non so come fare a rimediare". Rispetto a come sia andata la sua vita precedentemente P. riferisce che a volte gli capita di vivere situazioni emotive molto diverse da quelle attuali e che anzi, spesso, è incredibilmente pieno d'energia, "proprio un vulcano di idee e infatti in quei momenti faccio tanti progetti; poi però all'improvviso tutto cambia, forse perché la vita spesso è crudele e mi manda troppe prove difficili da affrontare, per cui mi ritrovo a sentirmi impotente e sempre più triste e penso che non ce la faccio più".
Per quel che riguarda la famiglia di origine P. riferisce di avere una madre con la quale ha un pessimo rapporto e che frequenta poco e che non ha conosciuto il suo vero padre che è andato via di casa quando lui era molto piccolo.
P. di essere venuto alla consultazione perché la sua compagna minaccia di mandarlo via di casa se non si decide a sentire il parere di un esperto ed eventualmente farsi seguire in qualche modo: "perché, dottore, lei è convinta che io abbia qualcosa che non va, forse è anche un po' arrabbiata perché ha scoperto qualche mia scappatella precedente, acqua passata però, ma poi non so se è lei quella strana, infatti già da un anno che va da uno psicologo".

Sulla base dei dati forniti, il candidato indichi in maniera sintetica:
a)      quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi fatta;
b)      di quali altri dati ha bisogno per una diagnosi differenziale;
c)      di quali strumenti psicodiagnostici si avvarrebbe;
d)      quali indagini, consulenze specialistiche o altro richiederebbe alla persona e perché;
e)      se ritiene necessario un trattamento;
f)       in caso di indicazione di trattamento specificare il tipo di orientamento, obiettivi, setting;
g)      chiarire le motivazioni della scelta fatta;
h)      eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare.
I candidati sono invitati a rispondere a tutti i punti e ad indicare la lettera di risposta per ciascun punto mantenendo l'ordine dato.


GIUGNO 2004

Liliana, una studentessa di 19 anni, viene inviata dal medico di famiglia ad una visita psicologica per disturbi alimentari. Si presenta al primo colloquio accompagnata dalla madre, che appare preoccupata per il rapido dimagrimento della figlia: ha perso 8 Kg. circa in due mesi con conseguente amenorrea. Dall'osservazione la ragazza appare triste, scoraggiata, rallentata nei movimenti. Riferisce di non piacersi fisicamente: di avere il naso lungo, i capelli troppo ricci e crespi e di avere le gambe storte. La ragazza afferma di non valere niente, di essere inferiore alle sue amiche. Asserisce continuamente di essere sfortunata e che per lei non esiste soluzione per uscire da questa situazione. Liliana è la seconda di tre figli ed unica femmina. Proviene da una famiglia di professionisti di classe medio - alta. Dal suo racconto sembra trasparire la presenza di difficoltà di rapporto tra la madre e il padre e tra i genitori e i figli; tuttavia nessun altro membro della famiglia ha mai chiesto una visita psicologica. La ragazza frequenta il primo anno di Università e il suo rendimento è scarso; per quanto riguarda i rapporti con i colleghi di corso e con le amiche non vengono ricercati, anzi sono sempre più spesso rifiutati. Non esce mai di casa, se non per andare a scuola, trascorre la maggior parte del suo tempo in camera ad ascoltare la musica fissando il soffitto o i quadri della sua stanza.
Un approfondimento dell'anamnesi rivela che i suoi problemi d'alimentazione sono iniziati durante l'adolescenza. E' quasi un anno che si sente molto triste e a disagio, incapace ed insignificante. Il peso massimo raggiunto è stato di 52 Kg. all'età di 15 anni; il peso minimo, nonché il peso attuale, è di 44 Kg. Il soggetto riferisce inoltre di non essersi mai sentita grassa, al contrario, in questi ultimi mesi avrebbe desiderato aumentare di peso senza peraltro esservi riuscita.

Il candidato indichi in maniera sintetica:
a)      quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando i criteri diagnostici ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi fatta.
b)      quali altri dati ha bisogno per poter effettuare una diagnosi differenziale e quale quindi sarebbe quest'ultima
c)      quali strumenti si potrebbero utilizzare per avvalorare tale ipotesi
d)      il tipo di intervento ritenuto più idoneo
e)      le eventuali risorse di rete psicosociali da attivare



NOVEMBRE 2004

Francesca C. è una ragazza di 25 anni che si presenta al primo colloquio con lo psicologo della sua A.S.L. di appartenenza, dopo aver fatto esplicita richiesta di un "sostegno psicologico" per il difficile periodo che sta attraversando. Durante il colloquio F. sembra agitata, ha lievi tremori alle mani e suda in modo eccessivo.
E' seduta sulla sedia con una postura rigida, con le gambe unite e le mani sulle ginocchia e occupando solo la punta della sedia. Dopo pochi minuti di conversazione, in cui l'eloquio di F. risulta un po' accelerato ma comunque sempre fluido e il suo pensiero sempre attinente ad un piano di realtà, la ragazza riferisce di sentirsi "continuamente preoccupata", tutti i giorni e per quasi tutto l'arco della giornata. In particolare, il suo pensiero "fìsso" è la paura di non riuscire a finire gli ultimi esami mancanti per laurearsi in Medicina. E' all'ultimo anno di corso e da circa tre mesi accusa, oltre a quanto appena riferito, una scarsa capacità di concentrarsi nello studio, facile affaticamento, insonnia e tachicardia. Detto ciò, F. inizia a muovere ininterrottamente le gambe e a fare respiri profondi, riferendo allo psicologo di sentirsi un "nodo alla gola". Dice di essere sempre stata una persona "agitata", sin da piccola, ma mai a questi livelli e che ora questa sua condizione le sta creando non pochi problemi nella vita di tutti i giorni. Riferisce di essere fortemente preoccupata del proprio stato di salute e che le possa venire un infarto. F. vive con la madre, che sembra essere poco presente nel rapporto con la figlia e che lei stessa definisce una persona sulla quale non poter fare troppo affidamento perché anziana e con alcuni problemi di salute. Il padre o morto quando lei aveva otto anni. E'figlia unica.

Sulla base dei dati forniti, il candidato indichi in maniera sintetica:
a)      Quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione specificando gli elementi ritenuti importanti a
b)      giustificazione dell'ipotesi fatta.
c)      La diagnosi differenziale e gli altri eventuali dati da elaborare
d)      Di quali strumenti psicodiagnostica si avvarrebbe
e)      Se ritiene necessario un trattamento
f)       In caso di indicazione di trattamento specificare il tipo di orientamento, obiettivi, setting.
g)      Eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare.
Saranno considerati validi solo gli elaborati che considerano tutti i quesiti posti


GIUGNO 2005

Alma G. ha 34 anni, coniugata, due figli di 10 e 7 anni, lavora part-time come ragioniera. E' una bella donna, magra e curata nell'aspetto. Si rivolge allo psicologo perché due anni fa ha subito un incidente d'auto e da allora ha un'incombente paura di morire che le altera completamente stile e qualità di vita.
Vorrebbe rinunciare a lavorare pur di non dover uscire la mattina, ma è consapevole di dover continuare a portare i figli a scuola e a far condurre loro una normale vita di relazione. Per cui... finge. "Continuo a fare tutto come prima, ma dentro scoppio, mi formicola tutto il corpo, mi sento una tenaglia che mi stringe il petto, e un nodo alla gola che prima o poi mi soffocherà".
Solo con il marito Anna si permette di esprimere quello che sente, tanto che dall'epoca dell'incidente non hanno più avuto rapporti sessuali, ed approfitta della disponibilità dell'uomo per fargli fare tante cose fuori casa che a lei incutono terrore.
Ma soprattutto è la paura di avere un "brutto male" che angoscia Anna, la quale tuttavia non vuole sottoporsi ad accertamenti medici per paura di scoprire qualche malattia, ne vuole prendere in considerazione eventuali prescrizioni di farmaci.
Afferma che il momento peggiore è quando si sveglia al mattino, ed il primo pomeriggio quando si rilassa un po' sul divano: "Allora mi arriva addosso di tutto, non c'è parte del corpo che non mi faccia male, soprattutto la testa e il collo, ma anche l'addome, il cuore sembra scoppiarmi e poi questo maledetto formicolio dappertutto".
Dai colloqui che seguono Anna si rivela con tratti di personalità rigida e con un tono dell'umore orientato in senso depressivo come conseguenza delle sue paure e della mancanza di fiducia nel futuro.

Il/la candidato/a indichi:
a)      quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi avanzata;
b)      la diagnosi differenziale e gli altri eventuali dati da elaborare;
c)      di quali strumenti psicodiagnostici si avvarrebbe;
d)      se ritiene necessario un trattamento, specificando il tipo di orientamento, obiettivi, setting;


NOVEMBRE 2005

Marcella D. ha 34 anni quando si reca per la prima volta da una psicologa del Servizio Pubblico su invio del suo medico di famiglia, che durante una visita l'ha trovata con numerosi tagli sulle braccia e sulle gambe che, dice Marcella, "mi faccio da sola quando sto proprio giù".
Marcella racconta di essere stata una bambina-modello, che ha reso felice i genitori e gli insegnanti fino agli ultimi anni delle superiori. Infatti, anche quando la mamma la costrinse a studiare danza benché lei amasse nuotare ed andare a karatè, Marcella acconsenti. Intorno ai 18 anni è stata lasciata dal fidanzato, nonostante i suoi tentativi disperati per tenerselo accanto, e questo le ha provocato un dolore insopportabile: "Per due anni sono stata malissimo, non riuscivo a guardarmi allo specchio, poi mi sono detta che dovevo reagire ed ho cominciato a frequentare vari gruppi, ho cambiato spesso ragazzo, ma nessuno mi piaceva per più di una settimana. Anche adesso quando qualcuno mi piace me lo prendo senza problemi, tanto so che tutto dura poco". In passato è stata ricoverata per una sospetta epatite.
Marcella riferisce di sentirsi a periodi desiderabile e simpatica, a periodi brutta, odiosa e cattiva. In questi momenti si tagliuzza "per non sentire tutta la rabbia che ho dentro". Un paio di volte ha rivolto questa sua aggressività contro delle colleghe di lavoro, arrivando a picchiarle. Marcella racconta che una volta, avendole viste uscire tutte insieme dalla stanza del Direttore, ha persino pensato che " forse chissà avrebbero potuto parlare di me per farmi licenziare" anche se la cosa la fa sorridere. Inoltre, Marcella confessa alla psicologa che quando si sente nervosa, arrabbiata o sola, prende la propria automobile e si fa delle corse folli anche a rischio della propria vita, oppure fa acquisti in maniera esagerata.

Il candidato esponga:
a)      la classificazione e il referente teorico utilizzato per l'ipotesi diagnostica;
b)      l'ipotesi diagnostica più rispondente ai comportamenti e alla sintomatologia espressa, motivandola;
c)      una ipotesi diagnostica differenziale, motivandola;
d)      le dinamiche e i meccanismi alla base del funzionamento sintomatologico del paziente;
e)      gli strumenti psicodiagnostici da utilizzare
f)       un'indicazione di trattamento, specificandone l'orientamento, gli obiettivi e il setting;


GIUGNO 2006

Michele. 28 anni, si rivolge al Centro di Salute Mentale chiedendo di uno psicologo; è accompagnato da una sorella maggiore, preoccupata dell'intenzione da lui manifestata di lasciare il lavoro.
Durante il colloquio (la sorella lo aspetta, su suo invito, in sala d'attesa) appare teso, piuttosto reticente nel parlare di sé e sospettoso.
E' stato assunto a lavorare da qualche mese nell'Arma dei Carabinieri e si sente molto angosciato nel portare la Pistola. Egli racconta che è stato il padre 85enne ad averlo spinto ad intraprendere la carriera militare per la quale si è dovuto trasferire in un'altra città. In seguito ad una crisi d'ansia molto forte, gli sono stati dati alcuni giorni di riposo; adesso e a casa in malattia.
In precedenza aveva fatto vari lavori precari, terminati perché subentravano incomprensioni con il datore di lavoro.
Spesso si sente in ansia nei rapporti con gli altri per il timore di essere rimproverato per qualcosa. Da sempre fa vari gesti rituali riguardanti la chiusura delle porte, delle manopole del gas e si sente costretto a ripetere tra sé e sé frasi riguardanti la combinazione tra numeri e oggetti.
Orfano di madre dall'età di 4 anni, è stato cresciuto dalle sorelle maggiori. Ha un corso di studi regolare, ha poche amicizie e una fidanzata a cui cerca di nascondere le sue ansie e i comportamenti ripetitivi: egli infatti, teme che essi potrebbero essere ritenuti strani. Nonostante ciò, egli non può fare a meno di eseguirli.

Il/la candidato/a illustri sinteticamente:
1.     Quale/i ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli aspetti del funzionamento psichico e relazionale della persona;
2.     Come procederebbe nella consultazione indicando quali altri dati sarebbero necessari per:
a)       avvalorare l'ipotesi diagnostica;
b)       disporre di elementi utili ad avanzare ulteriori ipotesi di diagnosi differenziale.
3.     di quali strumenti diagnostici intenderebbe avvalersi per raccogliere i dati di cui al punto 2);
4.     quali possibili indicazioni di intervento fornirebbe, specificando:
a)      se sia necessario ricorrere ad un trattamento psicoterapeutico ed eventualmente, di quale tipo;
b)      la metodologia e gli obiettivi dell'intervento ritenuto più idoneo.
5.  Le eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare.


GIUGNO 2006

R. è un uomo di 40 anni, consulente bancario.
Al primo colloquio si presenta con una giacca di velluto marrone, una polo al collo alto, dei pantaloni jeans e un giornale sotto il braccio. La sua postura appare leggermente rigida e compassata, il suo sguardo inizialmente evitante è diretto alla ricerca dello sguardo dello psicologo, come se vi volesse trovare qualcosa. Dice d'essere stato consigliato da un suo amico, il quale gli avrebbe indicato un percorso terapeutico per "capire meglio se stesso". E in particolare, racconta d'essere stato spinto dall'ultimo episodio accaduto nella sua vita. Da circa un mese è stato lasciato dalla sua compagna poiché secondo quanto dettogli da lei "non si sentiva amata".
R. rivela di non capire la motivazione di lei poiché racconta "d'essersi comportato sempre bene" con lei e aggiunge commentando che è sicuro che lei non troverà nessuno che la sappia amare come lui. Mostrandosi a parole contrariato ma emotivamente distaccato non sembra provare il dolore della separazione.
Durante il colloquio non emergono sentimenti di gelosia al pensiero che lei possa instaurare una relazione con un altro uomo, mentre mostra solo il rimpianto per l'impossibilità di realizzare la coppia ideale in grado di condividere gli stessi interessi, ecc.
R. esprime preoccupazione perché "ormai alla sua età" non potrà più realizzare tale progetto. Emerge anche che quest'ultimo rapporto come i precedenti è stato di breve durata (non più d'un anno). Si descrive come persona "complicata" difficile da comprendere, dice: "Poche persone sono in grado di capirmi".
Anche in ambito lavorativo si lamenta che i colleghi non apprezzino le sue capacità. Dalle sue parole sembra emergere un senso di invidia per chi ha ruoli di potere superiore al suo: "Non è giusto che certi personaggi facciano carriera alle mie spalle" R. afferma di non aver paura di niente e di nessuno e con un dissertazione
intellettualistica mette in rilievo l'inutilità della paura per l'uomo. Poi dopo una riflessione di alcuni secondi aggiunge che forse ha paura di diventare un fallito o meglio dice: "Mi vergognerei di me stesso se diventassi un fallito". A questo proposito, ricorda della vergogna provata di fronte alla classe quando la maestra lo rimproverò davanti a tutti per non aver svolto bene i compiti.
Nel descrivere la madre la definisce come una "donna isterica" mentre il padre lo definisce come un "uomo freddo e distaccato" Alla conclusione del colloquio, nel concordare il prossimo appuntamento, R. insiste d'avere solo uno spazio dalle 14 alle 15 prima della palestra e, nell'impossibilità dello psicologo di aderire alla sua richiesta, rimane contrariato.

Sulla base di quanto sopra esposto il candidato/a indichi in modo sintetico:
a)      quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi che ritiene fondamentali nella determinazione della sua scelta;
b)      di quali altri dati ha bisogno per poter effettuare una diagnosi differenziale, e quale quindi sarebbe quest'ultima;
c)      di quali strumenti diagnostici si avvarrebbe;
d)      quali indagini, consulenze specifiche o altro richiederebbe alla persona e perché;
e)      se ritiene necessario un trattamento psicoterapeutico o altro;
f)       in caso di indicazione di psicoterapia specificare il tipo di orientamento, gli obbiettivi e il setting;
g)      chiarire le motivazioni della scelta fatta;
h)      specificare eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare.
II candidato/a è invitato a rispondere specificatamente a tutti i punti e ad indicare la lettera dì risposta per ciascun punto mantenendo l'ordine dato.


GIUGNO 2008

Pietro è un uomo di 32 anni che si presenta al colloquio con lo psicologo clinico di un Centro di Salute Mentale in uno stato di profonda ed evidente sofferenza psicologica. Il colloquio inizia con un lungo silenzio nel quale Pietro dimostra nervosismo e imbarazzo. Con difficoltà e su sollecitazione dello psicologo, Pietro comincia a raccontare la sua storia partendo da come sta e da ciò che l'ha portato a chiedere aiuto. Il paziente descrive che da quasi due mesi non riesce a provare alcun interesse per tutto quello che, fino ad ora di fatto, rappresentava la sua vita. Pietro riferisce di avere un rapporto affettivo abbastanza soddisfacente anche se ora preferirebbe quasi non farsi vedere più dalla sua partner e si ritaglia spazi di solitudine per evitare che lei possa rendersi conto di quanto sia cambiato, non vuole che lei scopra la sua inquietudine e il suo disagio. D'altra parte la mattina fa fatica ad alzarsi e ad essere puntuale ai suoi impegni. Pietro sostiene che anche nel lavoro, (è un impiegato amministrativo in una grande multinazionale) le cose vanno molto male perché non riesce ad affermarsi e ad avere avanzamenti, né a dimostrare quanto vale agli altri. Inoltre sono anche compromessi i rapporti con i colleghi i quali non lo tengono in considerazione. Confida che avrebbe voluto laurearsi ma per una serie di motivi ha dovuto accontentarsi di un lavoro qualsiasi. Eppure, dice, non è sempre stato così, infatti Pietro riferisce che a volte gli capita di essere per lunghi periodi pieno d'energia, "proprio un vulcano di idee e infatti in quei momenti faccio tanti progetti coinvolgo gli altri e riesco a diventare un capo; poi però all'improvviso tutto cambia, forse perché la vita spesso è crudele e mi manda troppe prove difficili da affrontare, per cui mi ritrovo a sentirmi sempre più triste e penso che non ne vale la pena". Pietro descrive alcuni episodi significativi della sua vita a sostegno della sua convinzione dell'inutilità di impegnarsi in quanto la vita è sempre piena di sorprese negative. Per quel che riguarda la famiglia d'origine Pietro riferisce di avere una madre con la quale ha un pessimo rapporto che cerca di vedere il meno possibile, è una donna sempre indignata che trova sempre un motivo per rimproverarlo. Ha perso il padre da piccolo e di lui ricorda poco. Alla fine della seduta Pietro sottolinea che non aveva alcuna intenzione di fare una consultazione psicologica in quanto non crede di avere un grave problema, né pensa che il suo malessere passeggero anche se pesante possa essere risolto, "ognuno ha i suoi affanni e la vita non risparmia nessuno". Un suo amico d'infanzia però l'ha convinto ad andare dallo psicologo avendo riconosciuto in lui la stessa angoscia che lo tormentava in passato e per la quale aveva richiesto l'intervento di uno psicologo.

Sulla base di quanto sopra esposto il candidatola indichi in modo sintetico:
a) la classificazione e il referente teorico utilizzato per l'ipotesi diagnostica;
b) l'ipotesi diagnostica più rispondente ai comportamenti e alla sintomatologia espressa, motivandola;
c) le dinamiche e i meccanismi alla base del funzionamento sintomatologico del paziente e delle sue modalità di presentarsi allo psicologo;
d) i passi successivi da effettuare nella valutazione del paziente, comprese le aree da indagare e gli eventuali strumenti psicodiagnostici da utilizzare (motivando)
e) una valutazione sulle possibilità di trattamento, specificandone l'orientamento, gli obiettivi, il setting e il modo di proporlo al paziente.

Nello svolgimento della prova si invita il candidato a fornire le risposte in relazione a ciascun punto. Saranno considerati validi solo gli elaborati completi di tutte le risposte.


NOVEMBRE 2008

Francesca, una ragazza di 18 anni, si rivolge allo psicologo dopo diverse titubanze, su suggerimento del medico di famiglia. Frequenta l'ultimo anno di liceo classico in un paese vicino Roma, dove vive con il padre ingegnere, la madre insegnante e la sorella maggiore, studentessa in medicina.
Francesca riferisce che durante una manifestazione di protesta svoltasi a Roma e alla quale aveva partecipato insieme ai suoi compagni di scuola, aveva rivissuto una situazione vista in precedenza nel corso di una trasmissione televisiva e nella quale alcuni manifestanti venivano aggrediti da gruppi di disturbatori. Durante la manifestazione di Francesca non si erano verificate situazioni di scontro effettivo ma soltanto alcuni momenti di tensione. Vedendo però l'esagitazione di molti studenti, la ragazza aveva immaginato che le si potesse presentare una situazione omologa a quella televisiva: aveva allora avvertito un tremore, aveva avuto paura che sopraggiungesse un attacco cardiaco e aveva vomitato. Questo episodio l'aveva molto spaventata.
Un episodio analogo si era verificato nuovamente quindici giorni dopo a scuola. Quella mattina avrebbe dovuto essere interrogata; prima di prendere il treno per recarsi a scuola aveva nuovamente avvertito un tremore, con sensazione di vomito e conseguente paura di morire: "II cuore andava come un pazzo e sembrava che mi saltasse fuori dal petto", precisa Francesca.
Attualmente la ragazza manifesta difficoltà nel rapporto con i professori, soprattutto col docente di Lettere, non tanto perché non si senta preparata, quanto perché ritiene che egli non la metta a suo agio e teme di fare brutta figura con tutta la classe. Francesca riferisce di sentirsi molto agitata soprattutto quando a scuola ci sono delle interrogazioni e in casa delle tensioni. I suoi genitori stanno attraversando un periodo di crisi e recentemente la ragazza ha difficoltà a relazionarsi con entrambi, ma soprattutto con il padre. Con la sorella invece c'è un buon rapporto e a volte le due ragazze escono insieme.
Mentre parla, Francesca assume una postura rigida; è timida e difficilmente sostiene lo sguardo. E' molto preoccupata per la sua salute: per paura di sentirsi male tende a restare spesso in casa, limitando così la sua vita di relazione; ha anche lasciato il ragazzo con il quale stava insieme da un anno.

Sulla base di quanto sopra esposto il/la candidatola indichi:
a) quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi che ritiene fondamentali nel determinare la sua scelta;
b) di quali altri dati ha bisogno per effettuare una diagnosi differenziale, e quale potrebbe essere quest'ultima;
c) di quali strumenti diagnostici si avvarrebbe;
d) quali indagini, consulenze specifiche o altro richiederebbe alla persona e perché;
e) se ritiene necessario un trattamento psicoterapeutico o altro;
f) in caso di indicazione di psicoterapia, specificare il tipo di orientamento, gli obiettivi e il setting;
g) chiarire le motivazioni della scelta fatta;ı
h) specificare eventuali risorse di rete psico-sociale da attivare.


NOVEMBRE 2008

Elena, una studentessa universitaria di 24 anni, si presenta dallo psicologo del consultorio inviata dal medico di base. La sua famiglia, che “non ha mai vissuto particolari momenti di tensione”, è composta dal padre di 55 anni, imprenditore, descritta come una persona “rigida e distante” nei pochi momenti in cui è a casa; dalla madre di 50 anni, segretaria part-time; e dal fratello minore, di 20 anni, anch’egli studente universitario, che la accompagna alla visita.
Per gran parte del giorno, da almeno 6 mesi, Elena presenta una notevole difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria, e questo le crea forte irritabilità e irrequietezza e forti crisi di agitazione: “ho spesso i nervi a fior di pelle”. Ha inoltre difficoltà ad addormentarsi e continui risvegli. Da quando tali disturbi si sono manifestati, ha iniziato ad uscire di meno, ad avere una vita sociale poco soddisfacente ed ad ottenere uno scarso rendimento nello studio. Lamenta un’eccessiva preoccupazione rispetto al suo calo di prestazione universitaria e una forte agitazione .che le rende le giornate “impossibili” e non le permette di continuare a svolgere le sue attività quotidiane (“la mia vita non è più la stessa”). Quando l’agitazione raggiunge il suo picco massimo, Elena avverte forte mal di testa, vertigine ed alcune volte perdita di equilibrio. Questi ultimi sintomi sono sopraggiunti successivamente all’interruzione dell’assunzione di sostanze.
La ragazza riferisce infatti che nell’ultimo anno ha iniziato a bere alcolici e a fumare marijuana, inizialmente solamente nei week end, ma in seguito “quasi tutte le sere”, in compagnia di amici. Ha inoltre fatto uso di anfetamine, sotto consiglio delle sue amiche più intime, per perdere peso in previsione dell’estate, ed ha effettivamente perso qualche chilo. Quando i genitori hanno scoperto che la figlia faceva uso di “qualche cosa”, Elena ha deciso di interrompere drasticamente il consumo di alcolici, di marijuana e di anfetamine. I genitori hanno insistito affinché andasse dal medico, il quale, dopo aver escluso qualsiasi disturbo organico, la ha inviata al consultorio. La paziente lamenta tali disturbi la prima volta.

Sulla base di quanto sopra esposto, il/la candidato/a indichi:
a) quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando gli elementi che ritiene fondamentali nel determinare la sua scelta;
b) quali aspetti meriterebbero approfondimenti ulteriori e quali strumenti potrebbero essere usati per tali approfondimenti;
c) se sia necessario avvalersi di consulenze specifiche o specialistiche ed, eventualmente, di quali;
d) quali indicazioni di intervento proporrebbe alla paziente, chiarendo le motivazioni della scelta fatta, gli obiettivi e la metodologia dell’intervento, gli strumenti da utilizzare e le persone da coinvolgere;
e) quali servizi territoriali e/o altre figure professionali potrebbero essere eventualmente coinvolti nell’intervento.


GIUGNO 2009

1)Descrivete:
a-)il caso di un individuo (adulto o bambino)
2)In base alla vostra descrizione proponete:
a-) Un inquadramento diagnostico del caso (avanzate ipotesi, specificando quanto vi sembrano plausibili e se si possono escludere ipotesi alternative)
3) Descrivete un protocollo d’intervento specificando:
a-) La finalità, la metodologia, le tecniche e la durata; argomentate la funzionalità dell’intervento rispetto all’inquadramento diagnostico o alla definizione del punto 2.
4) Delineate sinteticamente un modello teorico che ha ispirato il protocollo d’intervento (a).


GIUGNO 2009

Il Sig. F. 44 anni, viene inviato a una Asl di Roma per una valutazione ai fini dell'opportunità di affidargli il figlio sedicenne. All'interno della documentazione del tribunale risulta saliente un suo precedente ricovero, circa tre anni prima, presso un reparto psichiatrico, per abitudini di cura personali cosi frequenti da inficiare sia le relazioni personali che il suo adattamento al contesto di lavoro.
Al primo colloquio appare molto teso, si muove nervosamente, a volte mostra sensibili abbassamenti di voce. II suo atteggiamento nei confronti dell'esaminatore è inizialmente estremamente compiacente, ma in un secondo momento appare piuttosto aggressivo. F. lamenta il fatto di essere stato sottoposto a numerosi colloqui negli ultimi tempi. In particolare mostra grande aggressività nei confronti di un precedente perito il quale, a suo dire, "aveva dei pregiudizi nei suoi confronti". E' estremamente sospettoso e riluttante a parlare del suo privato.
Durante i test cognitivi mostra una considerevole quota d'ansia, rileggendo più volte gli stessi item e le istruzioni del test. Spesso tende a giustificarsi quando ha difficoltà a rispondere a un item attribuendo la sua esitazione a cause esterne (stress, mancanza di sonno, condizione fisica non ottimale).
Nei test grafici si evidenziano continue correzioni e richiesta di utilizzo della gomma. Nel test di Rorschach produce una preponderanza di risposte di dettaglio piccolo e di non buona forma. Nel corso del colloquio emergono idee e pensieri ricorrenti e monotematici.

Sulla base dì quanto sopra esposto il candidato/a indichi modo sintetico:
1) l'ipotesi diagnostica più rispondente ai comportamenti e alla sintomatologia espressa, motivandola anche sulla base delle sue modalità di rapporto con lo psicologo;
2) i passi successivi da effettuare nella valutazione del paziente, comprese le aree da indagare e gli eventuali strumenti psicodiagnostici da utilizzare (motivando)
3) una "Valutazione sulle possibilità di trattamento, specificandone l'orientamento, gli obiettivi. il setting e il modo di proporlo al paziente.
TI candidatola è invitato/a rispondere a tutti i punti indicandone il numero, e fornendo per ognuno le motivazioni delle scelte fatte.



NOVEMBRE 2009

M. è un uomo di 37 anni, di bell'aspetto orfano di padre, celibe, laureato e attualmente giornalista.
Il suo lavoro presso una redazione nazionale gli permette un tenore di vita agiato e molto intenso. M. si presenta, puntuale, al primo colloquio, ha un aspetto elegante e molto curato anche nei dettagli.
Dopo alcuni minuti di conversazione, in cui l'eloquio risulta un po' accelerato e abbastanza impressionistico, M riferisce che Il motivo della consulenza da troppo tempo rimandata e' il persistere di un intenso senso di insoddisfazione, in particolar modo per ciò che concerne le relazioni interpersonali.
Sia nell'ambiente lavorativo che in quello amicale M. afferma di avere molti conoscenti ma nessun amico vero. La maggior parte di essi è invidiosa di lui, dei suoi successi lavorativi e non vuole ammettere la sua superiorità e il suo talento. Questa situazione è fonte di isolamento anche nell'ambito della redazione in cui lavora dove ritiene che nessun collega sia meritevole del posto che ricopre. Anche il suo caporedattore è fonte di delusione e insoddisfazione perché non apprezza mai i suoi articoli eccellenti.
Per quanto concerne la sfera affettiva, M. riferisce al momento attuale, una serie di esperienze affettive e sessuali, tumultuose e in rapida alternanza, terminate, a suo dire, per un limitato coinvolgimento del partner nei propri confronti. Anche in passato non ha mai avuto storie molto lunghe, anche se tutte con donne molto attraenti, poiché nessuna- di loro ha saputo andare oltre l'apparenza e capire il suo valore e il proprio essere speciale.
A questo riguardo M. mostra un forte rancore nei confronti di alcune delle ex partner che a suo dire lo hanno usato solo per le influenti conoscenze e si pentiranno di aver interrotto la relazione con lui, quando diventerà un "giornalista famoso".

Sulla base dei dati forniti, il candidato indichi in maniera sintetica:
1. Quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione specificando gli elementi ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi fatta
2. La diagnosi differenziale e gli altri eventuali dati da elaborare
3. Di quali strumenti psicodiagnostici si avvarrebbe
4. Se ritiene necessario un trattamento
5. In caso di indicazione di trattamento specificare il tipo di orientamento, obiettivi, setting.
Il candidato è invitato a rispondere a tutti i punti. a mantenere l'ordine dei punti e a fornire per ogni punto le motivazioni delle scelte fatte.

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